Le educatrici di Spazio Giovani raccontano il lockdown con un “oggetto”


Dodici mesi. Tanti ne sono passati da quel marzo 2020, quando la pandemia è giunta ed ha stravolto la nostra quotidianità. Ad essere rovesciato è stato anche il lavoro che Spazio Giovani porta avanti nelle sue tre aree da ormai più di trent’anni: Dialogos, Luoghi di Cittadinanza ed Edu-Care. Quest’ultima, come le altre aree, ha dovuto fare i conti con le difficoltà dovute al lockdown, nonché alla chiusura delle scuole, cuore pulsante dei nostri servizi di educativa.

Oggi, a più di un anno di distanza dal primo lockdown, vogliamo condividere le esperienze di alcune delle nostre educatrici durante quel periodo di difficoltà emotiva e lavorativa. Per farlo ci siamo muniti di penna, taccuino e macchina fotografica. L’obbiettivo? Trasmettere a chi ci legge le incertezze e le difficoltà che le nostre colleghe hanno vissuto per reinventare il proprio ruolo di educatrici.

Oltre a chiedere di raccontarci il loro ruolo nell’area Edu-Care e le esperienze del primo lockdown, abbiamo chiesto loro di portare con sé un oggetto. Un simbolo, un compagno che rappresentasse più di ogni altra cosa il loro periodo di isolamento lavorativo ed emotivo.

Seppur siano storie diverse, con particolari, emozioni e percorsi agli antipodi, quel che è emerso come punto in comune è stata la voglia di rimettersi in gioco e ripensare il proprio metodo educativo e comunicativo. Siamo convinti che ogni tanto guardarsi indietro possa fare solo bene, per prendere una rincorsa migliore verso quello che ci aspetta in futuro. E questa è stata un’ottima occasione per farlo.

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